Tecnicamente l’omofobia è la paura dell’omosessualità o di chi la pratica. In realtà di “fobico” non c’è rimasto granché nel comportamento perché nel linguaggio comune ci si riferisce all’omofobia quando si vuole indicare un comportamento denigratorio, aggressivo o comunque negativo nei confronti di persone o caratteristiche omosessuali. Quindi più che “omofobia” si dovrebbero utilizzare altri termini, come quelli utilizzati, per esempio, per l’odio nei confronti delle donne, misoginia, o termini simili. Anche perché, di fatto, certi comportamenti riguardano più l’odio che non la paura.
Omofobia e l’odio nei confronti del diverso
Ma l’origine del termine ci dice comunque molto. La paura del “diverso”, in qualsiasi modo lo si voglia declinare (ultimamente il colore della pelle o lo stato di provenienza), è una paura che fa parte di noi fin dal mondo animale, ed è una difesa che sviluppiamo nei confronti di quello che non conosciamo, perché potrebbe farci male. Spesso questa paura si trasforma in rabbia e aggressività, vuoi per ignoranza, vuoi per manipolazione.
Anche perché se la paura del diverso appartiene al nostro cervello animale è pur vero che ormai, nella società odierna, dovremmo essere in grado di sapere cosa significa omosessualità, o cosa significa immigrazione, o in generale aver sviluppato una corteccia cerebrale che ci caratterizza come esseri umani dotati di buon senso. Questo non avviene, come detto, per due motivi principali: l’ignoranza, ovvero il non riuscire a vedere dove stanno le reali differenze o similitudini; oppure la manipolazione, quindi il lasciarsi manovrare da altre persone con differenti interessi e farsi prendere dalle proprie emozioni guidate in tal modo.
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