Molte volte sentiamo dire frasi del genere da amici o conoscenti: “Anch’io sono un po’ psicologo!”. Se c’è uno Psicologo intorno è molto probabile che un lungo brivido gli attraverserà la schiena, consapevole dell’assurdità appena detta. Cerchiamo di capire perché un concetto del genere è così comune e cosa fare per provare a risolvere questo problema
Siamo davvero tutti un po’ Psicologi?
No, non siamo tutti un po’ Psicologi. Gli Psicologi in Italia contano diverse decine di migliaia di unità e purtroppo non basta avere un cervello pensante per classificarsi come Psicologi. Molto spesso questo concetto viene pensato perché si crede che l’unico scopo dello Psicologo sia parlare e dare consigli. Purtroppo però queste caratteristiche somigliano più a un amico che non a un professionista della Salute Mentale. Gli Psicologi infatti non danno consigli molto facilmente e nemmeno parlano poi così tanto, la necessità primaria è far parlare il paziente. Una caratteristica che differenzia un amico da uno Psicologo è il fatto che la relazione tra amici è paritaria, ovvero prima ascolta uno poi l’altro. Nella relazione terapeutica è solo il paziente a parlare di sé, e solo il Terapeuta ad ascoltare l’altra parte. Se il Terapeuta comincia a parlare di sé significa che, tranne rare eccezioni, c’è un problema.
Eppure tutti abbiamo più o meno confidenza con il nostro cervello, le nostre emozioni, le relazioni sociali e tutti gli argomenti della Psicologia, no? Questo è vero ma avere un po’ di confidenza e saper gestire situazioni importanti nel malessere dei nostri pazienti sono due cose drasticamente differenti. Un’altra caratteristica che divide uno Psicologo da un amico è, per ovvi motivi, la competenza. Competenza per uno Psicologo vuol dire molte cose e saper ascoltare è soltanto una di queste. Saper ascoltare senza farsi coinvolgere troppo, aver studiato per anni le diverse patologie del mentale, avere un percorso chiaro in mente da affrontare col paziente. E ancora: rispettare il paziente e i suoi tempi, conoscere i limiti pratici e legali della professione, essere addestrato a fare importanti collegamenti e molto altro.
Se non si riesce a vedere la differenza tra uno Psicologo e un amico molto probabilmente si sta sbagliando Psicologo.
Perché è così comune e come si risolve?
L’errore è principalmente della Psicologia come disciplina e come insieme di persone in Italia. In altri stati la questione è molto differente e in pochi si sognerebbero di fare affermazioni simili. Oltre a questo si aggiunge la gran confusione creata dall’Ordine alla sua creazione, ammettendo anche non Psicologi tra le sue fila, e il continuo e ancora attuale predominio della Medicina sulla Psicologia, impedendo quindi a quest’ultima di sviluppare una propria identità. Alcuni poi, forti dello spauracchio ancora presente della Psichiatria, hanno paura della Psicologia oppure la ritengono completamente inutile confrontata all’altra disciplina.
Almeno la metà delle persone che mi contattano lo fanno per avere dei consigli, cosa che per chiari motivi non posso dare loro. Spesso lo fanno perché non hanno altre persone a cui chiedere, oppure sono cose di cui non riescono a parlare facilmente con un amico o un parente. Una volta esplicitato che non posso dare loro consigli spesso se ne vanno senza tornare, magari anche delusi dalla mia professionalità.
Questo significa che non si ha ancora ben chiaro cosa faccia lo Psicologo e a cosa serva, una triste constatazione.
E’ utile ripeterlo: Psicologo/Psicoterapeuta e Psichiatra svolgono la stessa funzione, ma con metodi differenti. Entrambi si occupano di aiutare le persone a superare i loro disagi oppure un momento difficile, uno lo fa con le sue tecniche, l’altro lo fa coi farmaci. I farmaci, inoltre, non “curano” ma aiutano a sopprimere i sintomi causati dal problema originario. La Psicoterapia, al contrario, “cura” e lo fa affrontando il problema che ha generato i sintomi.
A mio avviso l’unico modo per risolvere tale problema è fare e continuare a fare informazione, come sto facendo sul mio blog.
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