Parliamo di Gaslighting

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Pubblicato il 

14 Gennaio 2020

 alle 

15:19

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Parliamo di Gaslighting
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La pratica del Gaslighting rientra nella famiglia delle violenze psicologiche e ne è forse la peggiore rappresentazione. Vediamo cosa significa

Il Gaslighting, origine e uso del termine

Il termine Gaslighting deriva da Gaslight coniugato in azione. Gaslight è il titolo di un film degli anni ’40 in cui veniva messo in atto tale comportamento utilizzando delle lampade a gas (da lì “gaslight”) per confondere la vittima. Tale comportamento manipolatorio è però vecchio almeno quanto il genere umano ed è solo la sua identificazione, o denominazione, a essere molto recente. A più riprese nel corso di questi anni è stato definito e utilizzato, in psicologia e non solo, per aiutare le vittime di tale comportamento. Nel più ampio argomento della violenza sulle donne (ma non solo le donne ne sono vittime) o della violenza in generale, il Gaslighting ha preso forma sempre di più in tempi recenti, aiutando quindi le persone stesse a difendersene. Non cessa, però, la necessità di parlarne e parlarne ancora.

Di cosa si tratta

L’obiettivo della manipolazione delle persone è sempre quello di indurre le vittime a comportarsi in un modo in cui non si sarebbero comportate a cose naturali. Per fare questo ci sono molti modi, tra più e meno subdoli, e il Gaslighting è uno di questi. Si tratta di una serie di azioni sottili e durature nel tempo che hanno come obiettivo quello di confondere la vittima. Una volta confusa il carnefice rende se stesso come unica persona affidabile. La vittima, in questo modo, può essere portata in molte direzioni differenti ed essere quindi controllata dalla volontà del carnefice. Uscire da una situazione del genere non è semplice perché qualsiasi altra persona, familiari inclusi, verrà classificata e vista come malevola o comunque non affidabile. In questo modo la vittima è isolata e con un solo punto di riferimento, il quale però ha i suoi interessi da perseguire.

Molto spesso gli interessi del carnefice sono di tipo emotivo o sociale, il che si traduce nel controllare la persona, evitando di essere lasciati o comunque mantenere in piedi il rapporto nonostante violenze di altro tipo o comportamenti che non piacerebbero alla vittima. Il carnefice può anche avere necessità narcisistiche, dove deve essere l’unica persona per la vittima.
Il gaslighting viene utilizzato anche in politica dove il comportamento manipolatorio, spesso di intere masse, è una delle tecniche utilizzate per portare il vento a proprio favore.

Come difendersene

Come per qualsiasi tipo di violenza psicologica ci sono due modi principali per difendersi: conoscere se stessi ed evitare l’isolamento. In questo senso conoscere se stessi significa che nessun altro potrà arrivare a manipolarci in questo modo perché sapremo distinguere il vero dal falso. Si tratta di una forma di pensiero critico che mette le radici nella fiducia in sé ed è una capacità da sviluppare e allenare.
Basandosi la maggior parte delle violenze psicologiche sull’isolamento della vittima è quindi ovvio che circondarsi di persone affidabili sia una contromisura eccellente. Avere qualcuno a cui confidare i propri dubbi e poterne parlare è essenziale non soltanto per situazioni di questo tipo ma anche per avere una vita sociale corretta e piacevole. Amicizie, parenti, familiari e in alcuni casi anche solo una figura professionale come lo Psicologo dovrebbero essere relazioni coltivate anche per il proprio benessere generale.

 

 

Credits: Photo by Avi Agarwal on Unsplash

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