Necessità della terapia, le soluzioni

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Necessità della terapia, le soluzioni

Pubblicato il 

25 Settembre 2017

 alle 

16:11

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neccesità della terapia
neccesità della terapia

Nella nostra cultura pensare di andare dallo Psicologo rimanda in modo automatico alla necessità della terapia e alla follia.
Sembra quindi una cosa obbligatoria nel momento in cui ci troviamo di fronte a determinati disagi. Questa è un’arma piuttosto potente nelle mani di chi vuole raggirare le persone, di chi vuole approfittarsi di una temporanea debolezza e utilizzarla a suo favore, o di chi cerca di sminuire una persona in base a caratteristiche ormai diventate stereotipi. Si ha l’impressione quindi che il disagio psichico o si allontani o si sfrutti. La persona che soffre spesso si trova stretta in questa morsa e obbligata a dover sacrificare qualcosa, che sia la propria immagine pubblica o quella privata.

Necessità della terapia: le tante opzioni possibili

La Terapia (e qui s’intende sia la Psicoterapia standardizzata che il semplice Sostegno Psicologico) non è l’unica strada ed è indispensabile soltanto per specifiche questioni. Scritto da uno Psicologo questo articolo sembra quasi una blasfemia, una zappa sui piedi o chissà che altro, ma a mio avviso la pressione che esercita l’obbligo di sentirsi costretti in una direzione univoca non fa che alimentare il problema originale. La Psicoterapia è il modo più studiatoefficace e rapido (coi suoi tempi, è chiaro) per risolvere la maggior parte delle problematiche della mente, ed è un fatto. Ma non c’è niente che possa dimostrare che sia l’unico, che funzioni sempre e soprattutto con chiunque. O che sia giusto utilizzarlo.

Tutti siamo diversi. Ogni essere umano è un mondo a sé stante e questo è anche il principale motivo per cui una Terapia fatta bene richiede del tempo. Bisogna entrare in relazione con una persona e soltanto dopo averlo fatto saremo in grado di aiutarla, di conseguenza ci vuole del tempo per imparare a conoscerla. In questa diversità c’è tutto e nulla, ma c’è anche la possibilità di non dover usufruire per forza della Terapia. Non è scontato che questa sia la strada migliore per una determinata persona.

Se elencassi i modi che possono essere alternativi alla Terapia farei l’errore di indirizzare verso altri metodi che potrebbero essere controproducenti. Mi limiterò, dunque, a dire che ognuno deve trovare la sua strada. Essendo la Terapia il metodo più efficace e studiato, sarebbe corretto cominciare con quello. Ma quando una Terapia inizia a diventare pesante e non si vedono risultati è bene cambiare, terapeuta o metodo.

La terapia può risolvere tutti i problemi?

Vedo molte persone con svariate problematiche e spesso mi capita di trovarmi davanti qualcuno che è stato convinto che lo Psicologo risolva tutti i problemi che il medico non risolve. Sono frequenti i casi di persone che vogliono cambiare il partner, il lavoro, il mondo intero e la società. Davanti a queste persone l’approccio classico è cercare di capire il perché si vuole cambiare qualcosa e come si possa lavorare per adattarsi alla possibilità di non cambiare e insistere. Mi capita di dover insegnare tecniche di coping (adattamento) dove la soluzione migliore sarebbe cambiare tutto il resto, piuttosto che continuare a sopportare.

E’ come se l’esplicita richiesta che mi venisse fatta fosse: “Dottore, io sono così, ma questa società vuole che sia in un altro modo. Per favore, mi aiuti ad adattarmi alla società”. Come se la richiesta che mi arriva fosse quella di una maggiore standardizzazione. Non metto in dubbio che ci siano determinate patologie che impediscano di vivere serenamente, è il mio lavoro individuarle e aiutare le persone a modificarle. Spesso però capita che non ci sia proprio niente che non vada in una determinata persona ma che questa debba comunque essere aiutata a vivere in una società che, in modo forzoso, vorrebbe escluderla o modificarla. Questo conflitto non si risolve in modo rapido e indolore e, anzi, la maggior parte delle volte si cronicizza e diventa difficile liberarsene.

A mio avviso non è corretto, da parte della nostra professione, lavorare sempre nella direzione dell’adattamento. A volte sarebbe meglio lavorare nella direzione opposta, spingere la persona a mantenere la propria identità contro ogni pressione esterna, aiutarla a cercare vie di fuga e, perché no, cambiare vita. Ma questo purtroppo non fa parte del nostro “contratto”. Se una persona arriva con una determinata domanda non possiamo cambiarla, sarebbe lo stesso errore dal punto di vista opposto. Possiamo aiutarla a cercare le motivazioni sotto di essa, capire dove sarebbero i suoi sogni. Oltre a questo, purtroppo, il mondo esterno è spesso più forte delle nostre possibilità e non possiamo che arrenderci, insieme alla persona, e valutare in positivo tutto quello che possiamo fare per migliorare la situazione.

P.S.: Questo articolo non vuole presentare ricette o scenari apocalittici, ma rappresentare soltanto una mia riflessione. È bene sottolinearlo.

 

Credits: Photo by Harli Marten on Unsplash

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