Se per scienza si intende una disciplina che segue i dettami del Metodo Scientifico la Psicologia non può essere definita una Scienza. Mancano due elementi fondamentali per considerarla tale: la ripetibilità degli esperimenti e gli esperimenti a “doppio cieco”. Per questo alla Psicologia si attribuisce spesso la caratteristica di “soft science”, ovvero scienza morbida. Questo significa appunto che non rispetta tutte le caratteristiche di altre discipline, considerate “hard science”, scienza dura e pura
Psicologia, scienza e metodo scientifico
La ripetibilità degli esperimenti è una caratteristica fondamentale nella ricerca. Permette di verificare che un determinato risultato ottenuto da uno specifico esperimento possa essere replicato da altri garantendone la validità
Questo non è possibile nella Psicologia Clinica perché gli esseri umani che partecipano ad un singolo esperimento (come un test di qualsiasi tipo) non saranno mai gli stessi coinvolti da un altro esperimento in un altro stato. Se volessimo estremizzare il concetto potremmo dire che nemmeno gli stessi identici esseri umani coinvolti nel primo esperimento sarebbero comunque uguali e costanti nel corso del tempo, anche dovesse ripetersi lo stesso esperimento
Gli esperimenti a doppio cieco sono altrettanto fondamentali in ricerca e permettono di eliminare la volontà del ricercatore dai risultati degli esperimenti. In questo modo, per esempio in farmacologia, lo sperimentatore stesso non sa se il farmaco che sta somministrando ad una parte dei soggetti dell’esperimento contiene principio attivo o è solo un placebo. Così non può, nemmeno volendo, viziare o indirizzare i risultati dello studio
In Psicologia Clinica questo è impossibile perché il “principio attivo” passa sempre ed è per forza di cose noto. L’intervento diretto dello Psicologo, che sia un determinato trattamento o le semplici parole utilizzate, è appunto questo principio attivo
Questo cosa significa?
A mio avviso questo significa che non è possibile pretendere da una “soft science” quello che si può pretendere da una “hard science”, ovvero non c’è un legame molto prevedibile tra causa ed effetto. Questo avviene perché i fattori che si interpongono tra le due sono troppi e troppo poco conosciuti, e classificabili sotto l’ombrello del “fattore umano”. Nelle scienze “normali” (le hard sciences) è indispensabile poter controllare tutti i fattori di un esperimento, a partire anche dai più basilari come forma, dimensione e peso. Al contrario nelle “soft sciences” questo non è possibile, di conseguenza il mio intervento su una causa non è detto che provochi la conseguenza che mi sono prefissato
E’ anche un vantaggio
L’etichetta di “scienza” spesso nobilita, in un certo senso, una disciplina. Ed è anche indispensabile che sia così. Al tempo stesso però questo non significa che le discipline che non si considerano scienza, o quanto meno scienza dura, abbiano un valore inferiore. Pensiamo all’arte, alla letteratura, alla filosofia che sono, forse, quello che più ci caratterizza come esseri umani, in contrasto con la semplice (ma indipensabile) capacità di utilizzare e raffinare i nostri strumenti
La Psicologia si è sempre occupata di emozioni, in un modo o nell’altro. E proprio per questo è più vicina all’arte che non alla scienza. In quanto tale è più libera, si basa quindi sulla necessità di creare una relazione tra esseri umani piuttosto che cercare di corrispondere a limiti e standardizzazioni. E questo tipo di “lavoro” lo facciamo da ben prima dell’invenzione dei più basilari strumenti
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