Il giudizio degli altri e l’arte di ignorare

Il giudizio degli altri e l’arte di ignorare

Il giudizio degli altri e l’arte di ignorare

Pubblicato il 

19 Marzo 2019

 alle 

15:25

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giudizio degli altri
giudizio degli altri

Non dare importanza al giudizio degli altri: è giunto il momento di recuperare una capacità che abbiamo seppellito da tempo, da quando abbiamo deciso che la nostra opinione su tutto aveva un valore e ci siamo prostituiti per l’approvazione degli altri, dovendo dimostrare di saperne più di chiunque altro in un’infinita gara di stupidaggini. Non c’è un primo premio, e non ci sarà: se alla fine dell’anno facciamo il conto di quanti apprezzamenti abbiamo ricevuto e confrontiamo con gli amici la potenza del nostro numero, rimarremo delusi. Nessuno ci verrà a stringere la mano, nessuno ci consegnerà uno di quegli assegni giganti che si vedono in televisione con un numero proporzionale ai riconoscimenti ottenuti; anzi, è probabile che nel frattempo avremo pure perso qualche contatto in questa lotta all’ultimo sangue.

Tutto il potere che diamo all’approvazione e al giudizio degli altri

Eppure un tempo avevamo un altro tipo di dignità, un modo di comportarci che non ci faceva sembrare degli alcolizzati, in completo dominio degli altri. Eravamo arrivati, col tempo, ad affinare un’antica arte, tramandata di generazione in generazione, con la quale ci tutelavamo da comportamenti sconsiderati e dallo sguardo del prossimo: l’arte d’ignorare. Quello che succedeva nel giardino del vicino non c’importava. Non ci arrivava una coltellata al petto se il vicino disprezzava le nostre petunie. Non passavamo le giornate a cercare la tinta perfetta per dipingere la nostra staccionata, così da far invidia a tutto il vicinato. E non compravamo l’auto più costosa di tutte soltanto per far girare teste e sguardi invidiosi. Non collezionavamo pirofile in titanio arricchito all’uranio così da poter servire sfiziosi manicaretti anche al buio, quando ci trasferivamo in una nuova abitazione. Non c’interessava, stavamo nel nostro, ci prendevamo cura di noi stessi, dedicavamo molto tempo ai nostri interessi, alle persone care, alle vere amicizie.

Si è persa la capacità di comprendere che gli altri non sono lì solo come nostro specchio. Se c’è una persona da cui dovremmo ricevere e richiedere approvazione quella siamo solo noiDipendiamo in modo totale dal giudizio degli altri perché non riusciamo più a credere nel nostro giudizio, nelle nostre capacità, nella stima che abbiamo di noi stessi.

Il giudizio degli altri e il ruolo della società

È forse un problema della società di oggi, ma dare sempre la responsabilità a qualcun altro al di fuori di noi è solo un altro modo per dipendere dall’esterno; può essere vero, anzi è molto probabile che lo sia: siamo indirizzati fin dalla nascita da un mondo che ci priva delle nostre capacità per renderci ancora più dipendenti da lui, ma è un mondo artificiale e sintetico, snaturato e vile, creato con i mezzi per sostenere se stesso sfruttando i suoi clienti, che non ci appartiene veramente.

L’arte della pubblicità fa girare i miliardi nel mondo di oggi, e tutti ne vengono influenzati, in un modo o nell’altro. E la possibilità di ricercare approvazione, e ottenerla, viene alimentata in molti modi in luoghi dove questa non fa che generare altra pubblicità. Se è pur vero che si tratta di una regola fondamentale di mercato, questo non deve per forza influire sulle nostre capacità relazionali. L’essere umano sembra diventato un prodotto in continua vendita, le nostre opinioni sono in vendita tutti i giorni. Il peggio, inoltre, è che la nostra autostima si trova tutti i momenti in vendita, ogni pulsante premuto.

L’arte d’ignorare

L’arte d’ignorare deve poterci venire in aiuto perché sappiamo che, senza una nostra volontà precisa, in un mare di cartelloni pubblicitari veniamo sbalzati da uno all’altro, privi di bussola e di timone, e ci rendiamo conto che è più facile arrendersi che cercare di opporsi.

Quando non siamo noi ci sono entità più grandi che si nutrono del nostro sguardo, sia che si tratti di apprezzamento che di disprezzo, tanto basta parlarne. Sono mostri, alcuni grandi altri piccoli, che fanno di tutto pur di essere guardati chiacchierati. Hanno molte tattiche da poter usare: la più subdola di queste è affermare bestialità enormi. Così grandi che non è possibile rimanere in silenzio: dovremo senz’altro dirlo a qualcuno, almeno al vicino di casa.

Ignorare dovrebbe essere la nuova parola d’ordine, la nostra strategia vincente.
Ignorare i cartelloni, ignorare i mostri, ignorare la nuova siepe del vicino di casa, tagliata in modo così perfetto. Ignorare il nostro istinto di ricerca di approvazione, un istinto nutrito, forse, dal mondo esterno. Cominciare, piuttosto, a costruire noi la nostra privata, intima e personale approvazione di noi stessi. O ancora: ignorare il brutto e il bello messo in mostra dagli altri solo per elemosinare monete di quella strana valuta che sta superando di gran lunga l’euro e il dollaro. Ignorare quello che c’illude di renderci felici, e quindi cercare di conoscere davvero quello che ci piace e ci stimola. Trovare quello che vogliamo e che sappiamo fare, quello che alla fine ci porterà ad approvare le nostre azioni.

È un’arte ancora viva in noi, sepolta sotto strati e strati di elemosina prostituzione. Ma c’è, pulsa, vuole uscire e ritrovare la sua potenza. L’unica cosa che dobbiamo smettere di ignorare è proprio il suo richiamo, flebile ma ancora pieno di passione. E’ l’unico grado di portarci un passo più avanti fuori da quella che è una vera e propria dipendenza.

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