Cultura Moderna e Civiltà, qualche Riflessione

Cultura Moderna e Civiltà, qualche Riflessione

Cultura Moderna e Civiltà, qualche Riflessione

Pubblicato il 

16 Settembre 2020

 alle 

20:09

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Cultura Moderna e Civiltà
Cultura Moderna e Civiltà

Qualche tempo fa ho letto un articolo che ricordava gli studi e le riflessioni di Margaret Mead, antropologa del secolo scorso. Mead faceva una riflessione molto interessante: non è lo sviluppo tecnologico a determinare la nascita della nostra civiltà, ma la capacità di prendersi cura dei nostri malati. E’ quindi un avanzamento di quella che viene definità “umanità” che segna tale inizio.
Tale riflessione è a dir poco illuminante: anche oggi si ritiene che il valore di un gruppo, come per esempio una nazione, si veda dal modo in cui tratta e considera i “fragili” al suo interno. Tale categoria di persone racchiude gli anziani, i malati e in generale tutti coloro che non sono completamente indipendenti.

Vorrei portare la riflessione oltre e rovesciarla. E’ un discorso vecchio, ma mi preme attualizzarlo a quello che è successo in questi giorni.
Oggi, e fin troppo spesso, siamo testimoni di quella che può essere definita crudeltà, o addirittura cattiveria, dell’essere umano. Pestaggi, violenze di gruppo, omicidi dal branco e stupri. La cronaca quotidiana è tempestata di notizie del genere e c’è sempre un certo oscuro fascino a volerne leggere di più.
Se un osso rotto e rimarginato segna l’inizio della civiltà umana, cosa segna un omicidio di gruppo contro un singolo? Ne segna la fine..? E’ forse la chiusura di un capitolo e l’apertura di un altro?
E’ possibile che una civiltà nata da ossa rotte possa sopravvivere ancora a questa definizione dopo ossa sbriciolate senza senso?

Non ho la risposta e, negli ultimi tempi, credo sia più corretto porre le giuste domande piuttosto che dare le giuste risposte. Bisogna imparare di nuovo a utilizzare il proprio cervello, piuttosto che dedicarsi sempre a sfruttare quello degli altri.
In tempi andati avevo già cercato di riflettere su come la coscienza, o consapevolezza, sia qualcosa che possiamo considerare positivo oppure no. Lo stesso discorso vale per la cultura che abbiamo sviluppato, o per la nostra intera civiltà. Siamo capaci di raggiungere le vette più elevate, col nostro comportamento e il nostro pensiero, come gli abissi più profondi. Siamo programmati per dare più attenzione alle cose pericolose che alle cose positive e che danno piacere, è evolutivo.

Ma possiamo ancora chiamarci civiltà?
Siamo, davvero, ancora civili?

Credits: Photo by Maan Limburg on Unsplash

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